Stressed out

Che periodo ragazzi. Ogni volta che sono chiusa in casa per qualche giorno con figli e genitori, ecco che il mio cervello va in fumo.

Mi viene in mente il periodo del lockdown o delle quarantene, quando non potevamo uscire ed eravamo tutti chiusi in casa insieme per giorni/mesi… è stato un delirio.

Nemmeno chi era proprio solo se la sarà passata alla grande, lo immagino, ma pure stare in casa in tanti, tutti con i propri caratteri, le proprie paranoie ed i propri scleri, con l’impossibilità di uscire a prendere un pò d’aria per ritornare più calmi e tolleranti, è una tortura.

In questi giorni in particolare io e i bimbi siamo influenzati, quindi chiusi nuovamente in casa. E tralascio il mal di denti, che solo a parlarne mi torna il dolore.

In pratica trovo qualche minuto di vera privacy solo di notte, quando mi alzo per andare a prendere l’ennesimo antinfiammatorio dopo essermi svegliata per il dolore. Allora passo un pò di tempo a fare qualcosa per me, piccole cose, perchè poi il sonno prende il sopravvento e mi ributto sul letto in mezzo ai bimbi.

Insomma sono giornate un pò così. Non dico che mi mancano le giornate di lavoro, ma nemmeno passare il 100% del tempo in casa a sopportarci (quando ci riusciamo) gli uni con gli altri, perchè è uno sforzo continuo e logorante. I genitori poi, anche se sei bello che cresciuto ed hai vissuto fuori casa per anni, ti sei formato una famiglia, hai fatto due figli, niente, per loro non sei ancora sufficientemente cresciuto, per cui ogni tuo passo è oggetto di critica e/o consiglio su come fare meglio. Di riflesso, divento pure io ipercritica con loro e così si scatena un caos che vi lascio immaginare.

Ogni mio movimento o atteggiamento o espressione del viso un pò diversa dal solito diventa motivo di indagine, così come ogni sclero con i bimbi viene amplificato e vissuto come una tragedia. Che poi i bambini quando sono soli con me, quelle rare volte in cui capita, sono molto più bravi. Mah. Credo che il caos domestico in cui viviamo quotidianamente da un lato gli faccia un gran bene, ma dall’altro crei qualche squilibrio. Anzi, ne sono sicura, ma alla fine l’amore dei nonni vince su tutto. In fondo nemmeno io avrei una vita tanto ‘facile’ se non avessi l’aiuto della mia famiglia, per cui non posso che fare un monumento ai miei.

Ieri comunque ho dato il meglio di me, non sopportavo nemmeno la mia immagine nello specchio. Avete presente quelle giornate in cui non volete vedere nessuno, ma proprio nessuno, voi stessi compresi? Ecco ieri era una di quelle giornate. A me succede, io sono così. Amo la compagnia e stare con gli altri perchè sono fondamentalmente una persona molto socievole e faccio amicizia abbastanza facilmente, ma allo stesso tempo sono solitaria ed indipendente. Della serie che quando ho bisogno di staccare, ho bisogno di staccare, punto. Devo isolarmi e ieri avrei taaanto voluto catapultarmi su un’isola DESERTA.

Purtroppo vivendo così in tanti in casa staccare è praticamente impossibile e così esco a fare la spesa, comprare qualcosa per i bimbi, mi isolo mettendomi al pc a studiare inglese o guardare annunci di lavoro, vado a lavare la macchina. Qualsiasi cosa pur di non permanere troppo nel contesto familiare, dove ovviamente si sviluppano poi le problematiche marito-moglie, sorelle-fratelli, figli-genitori, nipoti-nonni, e poi un bel mix di tutto insieme. Insomma, quest’anno va decisamente meglio rispetto a quando sono piombata in casa dei miei dopo la separazione, perchè allora, devo ammetterlo, ero decisamente intrattabile, una vera iena (e se ve lo dico io). Volevo solo stare da sola, nonostante fosse (come oggi) praticamente impossibile.

Tanto più che qui al Sud c’è una bella abitudine (o, quantomeno, prima del Covid): piombare in casa delle persone senza avvisarle. Se ti andava bene, la visita era preceduta da una telefonata poco prima, giusto per controllare che tu fossi in casa, perchè ovviamente non puoi rispondere: “No, guarda, ora ho da fare possiamo vederci un altro giorno?”. Guai! E così vedevo gente, nel periodo pre-covid, arrivarci in casa magari all’ora di cena dei bambini, o quando eravamo tutti pronti per uscire e quindi eravamo costretti poi a restare a casa. Eh si perchè per i miei rifiutare una visita a domicilio era come fare un’offesa, una mancanza di rispetto. E vabbè, ho incassato anche quello. Come per tante cose, è tutta questione di abitudine. Abitudini ovviamente così diverse tra Nord e Sud che ho dovuto praticamente ri-ambientarmi al luogo ed alle consuetudini del posto in cui sono nata.

Comunque. Non voglio appesantirvi troppo, il succo di questo post è che la convivenza è una delle cose più difficili al mondo, ma sicuramente lo sapete anche voi. Soprattutto quando non potete scegliere con chi convivere.

Infatti non dubito che anche i miei non se la passino benissimo col mio carattere da affrontare tutti i giorni. Invece normalmente quando i figli vivono per conto proprio, magari con il proprio partner e la propria famiglia, ci si vede ogni tanto, la domenica a pranzo o in altre simili circostanze e poi ognuno torna a casa propria, ecco così è molto più facile andare d’accordo perchè anche i difetti, per qualche ora a settimana o al mese, si sopportano più facilmente. Si ha anche voglia di vedersi, contrariamente stando insieme tutti i giorni a volte viene solo voglia di fuggire.

Detto ciò, per ‘aggravare’ il peso della mancanza di indipendenza in casa, nel portone in cui abito ci sono alcuni condomini che quando mi vedono mi ‘bloccano’ con domande e richieste, per cui anche il percorso porta-di-casa/portone a volte è denso di insidie.

L’ultimo giorno in cui sono uscita di casa è stato per andare in farmacia e sono praticamente stata ‘rapita’ da una condomina che mi ha costretta a riprendere l’ascensore per andare sul suo pianerottolo solo per farmi vedere che qualcuno aveva lasciato una bottiglietta di thé sulle scale davanti alla sua porta e non riusciva a capire chi potesse essere stato. Al che le ho fatto notare che io, oltre a non essere in grado di fare deduzioni più argute delle sue, stavo perdendo tempo perchè dovevo correre in farmacia in quanto, come le avevo già detto, avevo mio figlio in casa che rimetteva e la mia priorità era andargli a comprare qualcosa in farmacia. Ma vabbè.

Come se non bastasse, mentre pensavo di essere finalmente riuscita ad uscire dal portone e mi recavo verso la mia auto, un bimbo che gioca solitamente con i miei figli ha iniziato a tempestarmi di domande. Voleva sapere come mai i bimbi non scendevano giù a giocare e se era vero che, come gli aveva detto un altro bimbo, erano malati. E poi, non soddisfatto dalla mia risposta, ha cominciato a raccontarmi che anche lui è stato malato, che non è uscito per giorni ma ora sta meglio, ecc ecc. Alla fine mi sono infilata in macchina mentre lui ancora parlava.

Mi fa piacere che i miei bimbi abbiano dei compagni di portone con cui giocare, li avevo anch’io da piccola, ma questo bimbo di cui vi ho accennato è un pò pedante. Ogni volta che mi vede mi chiede se nel corso della giornata ho intenzione di scendere giù con i bimbi e, ad una mia risposta vaga, inizia a tempestarmi di domande, del tipo: “Ma a che ora scendete? Eh ma io dopo cena poi non ci sono, non potete scendere prima? E allora scendete domani? Ah, e a quale parchetto andate?” Ecc, ecc, ecc. Poi citofona. Poi mi suona alla porta. Alla fine mi ha lasciato anche il suo numero di cellulare (e non credo abbia più di 11 anni, ma comunque).

Quindi potete capire che digli un “Ciao” è l’inizio della fine. Io poi, che non so decidere nemmeno che mangerò stasera, quando mi trovo davanti una persona così organizzata a cui devi dire a che ora hai intenzione di fare qualcosa nel futuro, che sia un bambino o abbia 80 anni, resto spiazzata.

Scherzi a parte, in generale a me piacciono molto gli inquilini del mio condominio. Cioè del condominio dei miei genitori. Sono quasi tutti bravissimi, gentili, disponibili e tolleranti, cosa non facile da trovare in giro, considerando che ci sono vicini di casa che si querelano, si menano o si accoltellano. Certo tutti hanno i propri difetti, l’importante è trovare il giusto equilibrio e non oltrepassare mai il limite prestabilito per una civile e cordiale convivenza. E’ una sapienza che si acquisisce con gli anni e le esperienze, ma resta il fatto che la privacy nella mia vita, per ora, è all’incirca un miraggio e vi garantisco che per una persona parzialmente solitaria come me questa mancanza mi provoca un inevitabile stress.

Che devo fare, porto pazienza e attendo momenti migliori.

A proposito di pazienza, grazie a chi è riuscito pazientemente ad arrivare fino alla fine di questo sconclusionato post! 👋

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17 commenti

  1. Sono uscita dalla casa dei miei genitori appena ho avuto uno stipendio. Era il 2009, avevo 27 anni e guadagnavo 800 euro al mese (450 finivano solo nell’affitto, ti lascio immaginare). Non ho mai rimpianto quella scelta: avevo bisogno della mia indipendenza per crescere, per diventare l’Alice adulta. Adesso vado spesso a trovare la mia famiglia (mamma, papà, fratello), ma resisto poco in casa loro… e questo perché è casa loro, sono le loro regole, le loro abitudini e ho subito voglia di tornare a casa mia (nostra, mia e del mio fidanzato Andrea). Comunque, quando ero una ragazzina e stavo in casa da sola con mio fratello, lui era un angelo. Appena mia mamma rientrava, diventava scalmanato! E non parliamo di quando c’era la nonna, diventava ingestibile. Mah. Chi li capisce i bambini è bravo. 😉

    1. Si è così, perchè con certe persone i bambini capiscono che possono comportarsi in determinati modi, o ottenere determinate cose, e quindi cambiano atteggiamento.
      Per quanto riguarda l’indipendenza, anch’io dopo il diploma me ne sono andata di casa ed ho fatto le mie esperienze, quindi penso di capirti. Non guadagnavo molto, come te, ma mettevo tutto da parte perchè ho stretto i denti stando presso altre persone che non mi facevano pagare l’affitto. Potevo restare dai genitori allora, vero? Ma è diverso. Perchè stando con altre persone cresci, con i genitori resti figlio. E poi era così forte questo sogno di comprarmi casa, che mi ha permesso di sopportare la convivenza con altre persone.
      Oggi, per una serie di motivi, sono dovuta tornata a stringere i denti e a dovermi ricostruire un futuro indipendente. La vita è così, a volte bisogna remare in una certa direzione, a volte seguire un pò la corrente.
      Non appena avrò di nuovo la mia indipendenza economica penso che trovarmi un nido solo mio e dei bimbi sarà la prima cosa che farò. L’indipendenza, oltre che essere libertà, è anche un modo per crescere. Non solo per me, ma soprattutto per i miei bimbi.

  2. Ah. Come ti capisco!
    Per una serie di circostanze a me.favorevoli sono uscita di casa a 22 anni e mi sono allontanata dei giusti kilomeyri per evitare che mia madre mi chiamasse per andare a prenderle qualcosa che le serviva subitissimo. Ma in generale , anche dopo , la convivenza per me e’stata sempre finte di stress. Al punto che oggi non la concepisco proprio piu’ . Con nessuno. Unica eccezione: mio figlio , almeno fino a quando non sarà indipendente ( e ci sto lavorando senza forzarlo ma..) Se potessi permettermi una villa padronale allora forse cambierei idea. Ognuno cin le sue stanze private in aggiunta a quelle comuni. E’ proprio la vicinanza fisica che innesca interazioni compulsive e automatiche no salutari

    1. Ti capisco se dopo del tempo si ha solo voglia di restare con sé stessi, anche se il rischio è di chiudersi troppo alla fine.
      Ci si abitua troppo facilmente a stare da soli e si rischia di non tollerare più la presenza altrui, anche quando magari una parte di noi la vorrebbe.
      E poi ho notato una differenza tra chi è andato via di casa ed è tornato, come me, e chi invece non è mai andato via.
      Chi resta in famiglia è, come dire, abituato a certi meccanismi ed impara in qualche modo a trovare il suo spazio all’interno di essi.
      Mentre chi va via trova un suo equilibrio tutto personale, poi torna a casa dalla famiglia, ma l’incastro non c’è più. Le abitudini sono cambiate, le idee, i caratteri, le esigenze. E lì si che è una batosta.
      Comunque ora non posso aspirare ad un nido tutto mio, per fortuna che casa dei miei è sufficientemente grande per tutti. Detto ciò, comunque bisogna portare pazienza, come gli altri con me, così io con loro.
      Come si suol dire, si fa di necessità virtù.

  3. anch’io ho delle giornate in cui non sopporto nessuno, basterebbe non calcolarmi, invece capita abbastanza spesso che proprio in quelle giornate qualcuno che pur mi conosce bene sia più pesante del solito (!!)
    Quando dovrai uscire in incognito vestiti diversamente dal solito, incappucciata e con occhialoni da sole..se qualcuno tenta un approccio fai finta di nulla, anche se avranno un dubbio il tuo silenzio li spiazzerà (quando ci vuole ci vuole 😀 )

  4. Ciao cara Ale, il tuo non è affatto un post sconclusionato. Io sto da sola per la maggior parte del tempo e questo succedeva anche prima della pandemia. Certo sono una persona attiva e cerco di diversificare le mie giornate. Grazie a Dio, non mi trovo agli arresti domiciliari e sono anche automunita, però non avendo un lavoro è dura. Mi sento molto sola, spesso anche inutile, ogni tanto bisticcio col cervello, poi facciamo pace. Mio marito è un gran lavoratore, grazie al cielo, ma un po’ di sana via di mezzo non guasterebbe. È vero, quando sei circondata da tante persone vorresti stare sola, avere la tua privacy. Però la solitudine è peggio. Poi mio marito, quando torna a casa, è stanco, ci sta e quello forse, oaradossalmente, è il momento in cui mi sento più sola. L’isola deserta è venuta spesso in mente anche a me, ma non credo sia la soluzione.. Un caro abbraccio ❤

  5. Ad ogni modo, anche la convivenza non è facile. Grazie per aver scritto questo post, mi hai dato modo di esternare un mio malessere, arriveranno tempi migliori, ad ogni modo, siamo donne, in qualche modo, ne veniamo sempre fuori. Nessun uomo si offenda, vi voglio tanto bene.

    1. Hai ragione Vale, anche la solitudine è brutta. Devo dire, da un lato ringrazio di non essere sola, perchè per quello che ho affrontato, non sarei uscita così presto dal mio stato di depressione se non avessi avuto tutta la mia famiglia a sostenermi.
      Conosco mamme sole che non hanno nemmeno tempo di andare a fare una spesa decente o comprarsi un vestito nuovo perchè hanno sempre i figli a seguito e non è per niente facile.
      Io sono fortunata da questo punto di vista ed è uno dei tanti motivi per cui sono ancora dai miei.
      Però è anche vero che non lavorando, stando a casa, nonostante ci sia sempre un bel da fare arriva il momento in cui ci si sente un pò tagliati fuori dal mondo, non dico inutili, perchè non è necessariamente il lavoro che deve dare un senso alla nostra vita, ma mi rendo conto che far parte di qualcosa anche al di fuori della famiglia è importante.
      Io ho mia mamma casalinga ed ha passato tutta la vita in attesa che mio padre tornasse da lavoro e, se posso dire, questa cosa ha creato parecchi problemi nella loro relazione. Però, come giustamente hai scritto anche tu, dopo una giornata di lavoro fuori casa magari si è stanchi e pertanto non sempre in grado di dare le giuste attenzioni alla persona che ci ha atteso tante ore. Eh non è facile. Ti auguro comunque che arrivi presto una svolta anche per te, perchè te lo meriti davvero.
      Un abbraccio! 💋

      1. Sono perfettamente d’accordo con te su tutta la linea. In casa c’è sempre da fare, ma più che inutili, ci si sente tagliati fuori anche da un contesto di socialità. Io avevo delle colleghe dalle quali c’era da darsela a gambe, non è stato sempre così. Ma, per quanto abbia studiato molto e lo rifarei perché mi piace molto studiare, non ho mai avuto modo di avere un lavoro su misura per me. Non che intendessi fare il fisico nucleare, lo dico con molta umiltà, infatti ho svolto diversi lavori.
        Anche io ho sofferto di depressione e la mia famiglia mi ha aiutato molto, però capisco bene quello che ti manca. Una dimensione tutta tua, in cui tu possa esprimere te stessa, che ti dia la soddisfazione di vivere la giornata a pieno e di andare a letto stanca e felice 😄
        Anche io ti auguro di poter ottenere tante soddisfazioni perché le meriti e non farti ingannare dai numeri o dal giro di boa, sei ancora giovanissima. Se la tua vita per il momento non è come la sognavi, pensa che puoi averne una ancora migliore, al di sopra delle tue aspettative. Ti ringrazio di cuore ❤️ ti abbraccio forte e ti auguro tanta felicità, sono felice 😃 di averti incontrata ed entusiasta delle nostre belle chiacchierate! 💋

  6. Troppa gente in casa, anche se ci si vuole un mondo di bene, non farebbe per me.
    Noi siamo in 3 (+ il gatto Clash) e siamo giusti così.

    Vicini di casa: io taglio corto. “Scusa ma devo andare” ed anche se mi stanno raccontando una cosa per loro importante me ne vado comunque. Come probabilmente farebbero loro nei miei confronti.

    1. A riuscirci! Che poi è come dici tu, ti bloccano quando hanno loro qualcosa di importante, ma se li blocchi tu quando loro hanno da fare, ti mollano e se ne vanno.
      Vabbè io soffro del complesso di non essere mai sgarbata, quindi ‘tagliar corto’ è qualcosa su cui sto ancora lavorando. Va meglio rispetto al passato, ma evidentemente se resto ancora intrappolata nelle reti dei vicini di casa ho ancora strada da fare!

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