Infinite porte

Non ho mai amato le scelte. Al di là del fatto di essere una persona spesso indecisa o, meglio, difficilmente decisionale, il fatto di avere davanti a me la possibilità di scelta non l’ho mai vissuta come una sensazione positiva.

Sono pazza? Possibilità di scelta = libertà, per cui cos’è, non amo la libertà? Impossibile. Ho paura della responsabilità e delle conseguenze che una scelta porta con sé? Forse.

Ma il dubbio che non va mai via dopo una scelta è ciò che mi fa domandare continuamente: avrò scelto bene? Avrò aperto la porta migliore, o avrò perso il treno che mi avrebbe portata nella direzione giusta?

Come si fa a saperlo se non a posteriori? E poi, a posteriori non puoi comunque sapere che ciò a cui hai rinunciato era la scelta giusta da fare. Come potresti saperlo?!

Lunedì ho un colloquio. Nuova porta.

Al telefono avrei potuto rispondere: sto già lavorando, grazie. Invece ho aggiunto una nuova porta. È vero, dove lavoro adesso non mi trovo al 100% bene ed avevo già in mente di guardarmi intorno, ma poi mille dubbi mi assalgono. Qui mi hanno presa e sembrano volermi riconfermare, sono contenti di me e se ho bisogno di un permesso me lo concedono senza problemi, se tardo qualche minuto ad arrivare non fanno storie, e così via. È un ambiente strano, non del tutto sano, ma mi trattano bene. In un altro posto chissà. Qui ho fatto già due mesi, da un’altra parte devo cominciare da capo. E se poi non mi trovassi bene e rimpiangessi il mio attuale posto di lavoro, non potrei certo tornare indietro.

Tutti sti dubbi e non ho nemmeno fatto ancora il colloquio. That’s me. Bisbetika dai mille dubbi. Fatto sta che se è la vita che ti fa capitare le cose, non puoi che accettarle come arrivano e semmai cercare di smussare qualche spigolo, ma quando la nuova strada l’hai scelta tu e poi te ne penti, che fai?

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20 commenti

  1. Purtroppo, mia cara Ale, la vita è fatta di scelte e non puoi mai sapere se andrà bene o male.
    Le tue considerazioni sono giuste, ma in fondo un colloquio in più non farà male, magari ti farà apprezzare di più il posto in cui lavori. Considerando che non esisteno il lavoro perfetto, il rapporto perfetto o l’accordo perfetto ed è un peccato. Non è questione di essere bisbetica, perché personalmente non ti considero affatto tale, anzi. Un tempo anche io odiavo le scelte, ma la vita è una lunga serie di scelte continue, ti abbraccio ♥️ con tantissimo affetto.
    Valeria

    1. Ma infatti. 😆😅
      Un colloquio non vuol dire che sto mandando a monte un’opportunità di lavoro, in fondo potrebbero pure scartarmi e mi risolverebbero il problema 😜. Grazie per il tuo commento. Buonanotte ✨🌙.

  2. Niente… vai avanti. 🙂 E se vai avanti, vuol dire che va bene, qualunque cosa tu abbia scelto. Il problema si presenta in modo grave quando sei ferma. Se sei ferma, facile che sei anche morta. Finché ti muovi, sei viva. 😉

      1. Lo penso anch’io e penso anche che avere più porte aperte ci permette di poter scegliere, mentre la cosa peggiore è essere obbligati a stare all’angolo, magari in una situazione non buona per noi. La scelta può comportare delle difficoltà legate all’inevitabile cambiamento, ma è molto peggio essere costretti a non cambiare mai, soprattutto se dobbiamo subire una situazione che non ci appartiene. 😉

  3. Comprendo, sono incapace di fare scelte. È giusto il voler valutare il tutto, ma l’incertezza e l’ignoto causano ansia e preoccupazioni. Soprattutto quando coinvolgono un cambio della routine. Ingestibile per me, rischio di andare in meltdown, o peggio in shoutdown.

    1. Già… il cambio delle proprie abitudini è destabilizzante anche se il cambiamento può essere stato in meglio.
      Avere scelta per la mia mente a volte è una vera tortura, ma se mi si presenta una porta davanti devo quantomeno sbirciarci un po’ dentro. Buonanotte e grazie per essere passato da me. ☺️🌌✨

  4. Anch’io a volte ho preferito – e preferisco – non avere opzioni di scelta, perché così non ho ansie o rimpianti.

    Ovvio che “è meglio” avere possibilità di scelta, ma a volte possono destabilizzare, come nel tuo caso, quando si tratta di una opzione forse inattesa ma per una situazione in cui ha già una relativa stabilità.

    Tuttavia: tentar non nuoce.
    Non è detto che ti prendano, non è detto che le condizioni offerte siano migliori.
    Ma, nel caso lo fossero, potresti pensarci.

    Poi ci sono argomenti a margine, ma sempre importanti: vicinanza da casa, orari, giorni di apertura (es: si lavora di sab e dom?). Non c’è solo lo stipendio come criterio di valutazione.

    1. Infatti, hai ragione. Per me che sono mamma, contano tanto orari e giorni lavorativi, ma soprattutto la flessibilità e dove sono adesso me la sono già un po’ conquistata. Da un’altra parte dovrei cominciare da capo, ammesso che sia possibile poi. Dovrò valutare bene, intanto sento che mi propongono, altrimenti credo mi resterebbe per sempre il dubbio di questa porta non aperta. A volte non dover scegliere è un sollievo! Grazie per il tuo commento e buonanotte ☺️.

    1. Crepi! Diciamo che ho la consapevolezza che il lavoro ideale non esiste, e magari dovrei solo darmi tempo per cominciare ad adattarmi dove sono adesso, ma il fatto che mi sia capitato questo colloquio senza che io lo avessi cercato, potrebbe essere un ‘segno’. A questo punto meglio un rischio che un rimpianto (ne ho già troppi). Un abbraccio e buonanotte!

  5. Se posso permettermi io il colloquio non lo farei. Ora hai accettato e devi farlo… e va bene. Ma pensa a cosa diventerebbe il tuo cv se sopra ci fosse scritto che la tua attuale esperienza è durata in tutto 2 mesi… a meno che sia una delle primissime esperienze e tu una neolaureata, cambiare posto di lavoro dopo 2 mesi viene visto molto male dai selezionatori. O per lo meno quando sono io a selezionare CV, a queste cose do molto peso. Pensaci

    1. Già caro Arcobalenaio, so che i selezionatori fanno queste considerazioni… ho lavorato in questo settore per alcuni anni e mi sono sempre chiesta come si può giudicare una persona da un buco nel suo CV o dalla durata o il tipo di lavori svolti. Una mia ex-collega del settore provò a spiegarmelo, ma rimasi dell’idea che è un concetto troppo generalizzante. Tu della persona che stai selezionando non conosci tutto e non puoi sapere, per esempio, che magari non ha terminato il percorso di studi per un evento personale traumatico, o che ha dovuto cambiare spesso lavoro perché magari capitava in ambienti insani e dove veniva solo sfruttato. Ogni esperienza lavorativa è a sé e la vita non è fatta solo di responsabilità dirette, ma anche di possibilità e casualità, perciò il fatto che una persona abbia cambiato spesso lavoro non è detto che sia per ‘colpa’ sua. Io ho avuto la fortuna di avere avuto solo esperienze lavorative lunghe, sarò stata anche brava a tenermi il posto di lavoro, non dico di no, ma credo di aver avuto anche le opportunità giuste e non capita certo a tutti. Da un colloquio o due che siano, non puoi conoscere davvero un candidato, così come non puoi conoscere davvero l’azienda in cui andrai a lavorare.
      Il mio tic nervoso all’occhio è dovuto ad un fattore di stress, e l’unico stress che mi si è aggiunto di recente è questo nuovo lavoro. Qualcosa dovrà pur significare. Ormai lunedì sentirò che mi propongono dall’altra parte e poi dovrò fare una tanto temuta scelta.

  6. Credo che ogni persona in primis dovrebbe pensare a stare bene. Se non stai bene non puoi lavorare bene, diventa difficile crescere professionalmente, e non puoi neppure dare il massimo ai tuoi figli. Se nel posto attuale in cui ti trovi ti senti già abbastanza stressata per motivazioni molto legate a come trattano i lavoratori più che al lavoro in sé, penso che tu abbia buone ragioni per cercare altro. Se fosse solo il lavoro in sé, magari potresti darti tempo per ottimizzare il tutto, ma se sono le persone “sbagliate”, insomma, quelle meglio tenerle lontane. Ti auguro che oggi si apra la possibilità di una soluzione lavorativa migliore. Buona giornata 🙂

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