
infantile – agg. […]. – 2. Per estens., di atteggiamenti, atti, discorsi che, in un adulto, rivelano mentalità e intelligenza poco sviluppate rispetto all’età, o sono comunque bambineschi, puerili. In psicanalisi, il termine è adoperato per indicare non tanto processi psichici o atteggiamenti di bambino, quanto ciò che nel comportamento di un adulto sembra potersi riferire a tratti psichici che appartennero alla sua infanzia, e che sono rimasti invariati da allora anziché dar luogo, secondo il processo evolutivo, a tratti più conformi alla mutata età del soggetto. […]. (Cit. Treccani).
“Sei come una bambina”. Mi è stato detto a volte.
Quando ero davvero bambina, mi dicevano che sembravo più matura dei miei coetanei. Mentre da adulta mi sono ritrovata, effettivamente, ad avere comportamenti ‘infantili’. A volte la differenza la fa come ci vedono gli altri ed il loro metro di giudizio.
Posto che per me chi giudica apertamente qualcuno, che lo conosca o meno, mi ricorda tanto la locuzione tratta dal Vangelo secondo Giovanni – 8,3: «Chi tra voi è senza peccato scagli la pietra per primo». O la parabola di Gesù nel Vangelo secondo Matteo, 7, vv. 1-5: «Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?». Non sono credente, ma queste due frasi rappresentano molto bene per me il concetto di giudicare qualcuno, come se chi giudica possa essere immacolato.
Detto ciò, credo anch’io di aver avuto (e di avere) comportamenti o reazioni da bambina a volte.
Anche la persona più matura del mondo, saggia ed esperta, può avere a mio parere un comportamento giudicato infantile. Siamo umani, no? Un robot lo puoi impostare in un certo modo, ma un essere umano, con tutto il suo vissuto, il suo patrimonio genetico, psicologico… lo si può davvero giudicare? Riformulo la domanda: serve giudicarlo?
A chi mi ha dato della bambina, a torto o a ragione che fosse, avrei voluto rispondere: se essere adulti significa essere come te, preferisco di gran lunga restare bambina.
Ovviamente so che essere infantili non è un pregio, ho avuto a che fare con persone aventi una percentuale di infantilismo molto più elevata della mia e non è affatto piacevole. Ma una persona che ha un comportamento infantile non è detto che sia una persona infantile.
Nella vita ho imparato a mie spese che non si smette mai di imparare. Anche se siamo grandi qualcosa in noi può non essersi ancora adeguato alla realtà adulta, capita e non dipende sempre dall’età secondo me, bensì dalle esperienze che abbiamo o non abbiamo fatto e dalle condizioni in cui ci troviamo. Sono queste che contribuiscono al raggiungimento o meno di una certa maturità.
Imparare è un percorso che passa molto spesso dall’errore, è la prima regola che si impara da piccoli. Quante cose nuove si imparano anche da adulti? O pensiamo che diventare adulti significhi essere ‘arrivati’? La vita è un viaggio ricco di scoperte da fare fino alla fine dei nostri giorni, come si può essere così severi con gli altri o con sé stessi?
In fondo credo che il contatto con il bambino che c’è in noi non si perda mai. Ogni tanto si risveglia, ma non serve essere duri con lui. Il cammino della vita va fatto mano nella mano anche con il nostro io bambino ed infantile. Fa parte di noi, va amato e protetto, proprio come avevamo bisogno di amore e protezione quando eravamo piccoli, e sempre mano nella mano bisogna percorrere con la nostra parte ‘infantile’ il duro percorso della maturazione.
Sono d’accordo con te.
La tua riflessione mi ha fatto ripensare al libro “Alla ricerca delle coccole perdute” di G.C.Giacobbe che spiega che in ognuno di noi vivono 3 anime: Bambino, Adulto, Genitore (+ una bonus, il Buddha, ma questa è qualcosa che va oltre).
Il Bambino è la personalità che tutti abbiamo, è il bisognoso d’Amore.
L’Adulto è la personalità che basta a sé stessa, da Amore a sé stesso.
Il Genitore è la personalità che sente di dover dare, dona Amore agli altri.
Nella vita ci capita di passare da una all’altra, in base alla situazione che stiamo vivendo; quando stiamo male, ad esempio, tendiamo a tornare al Bambino.
Ma ci torniamo anche quando ci connettiamo allo spirito creativo e giocoso.
Curiosamente ho trattato recentemente l’argomento, ma dalla parte della “infantilizzazione” che trovo degradante. Non trovo giusto che ci sia una linea di demarcazione.
Essere infantili per me ha due aspetti. Uno è quello più genuino del termine, l’essere infantili con l’ingenuità di un bambino, quindi inconsapevolmente, in questo modo se si danneggia sé stessi o gli altri viene fatto involontariamente. Questa per me è l’accezione ‘positiva’.
Ma c’è anche l’aspetto negativo, cioè essere infantili sapendo di esserlo e nonostante questo non curarsene per comodità. In questo modo, pur rendendosi conto che col nostro comportamento stiamo danneggiando noi stessi e/o gli altri, perpetriamo. Ovviamente ognuno di noi è ciò che è per una miriade di ragioni, volontarie ed inconsce, perciò lungi da me giudicare.
Alla fine c’è bambino e bambino! Non vedo l’ora cosa come un difetto se si ha la capacità di passare dallo stato infantile a quello maturo! Non riuscirci probabilmente mostra che c’è qualche problema!
Diciamo che il comportamento infantile non tiene conto delle conseguenze delle proprie azioni, cosa che non è apprezzabile in un adulto, ma concordo con te che saper ‘switchare’ tra uno stato e l’altro è una dote e non un difetto.
È un po’ come la differenza tra un cretino e uno che fa il cretino: il secondo può sempre smettere mentre il primo rimane sempre un cretino!
PS avevo scritto un papiro in risposta al post sui rumori ma non c’è più! Ho è finito in spam o WP mi odia!
In realtà credo fosse solo in fase di approvazione… A volte l’ordine dei commenti mi arriva invertito, per cui magari approvo prima l’ultimo e poi il primo. Comunque l’ho recuperato 😉