
E’ inutile, provo a scacciare questo sentimento ogni volta che vedo mio padre soffrire, ogni volta che la malattia gli infligge un colpo nuovo, ma niente.
Il senso di impotenza è enorme. Vorrei avere parole di conforto per lui, invece di fingere una normalità che non c’è più, né per me né per lui, e così temo di apparire fredda e distaccata. Dentro di me solo la rabbia.
Continuo a pensare che non è giusto. Ma d’altronde non è mai giusto, per nessuno. Ammalarsi senza la certezza di una cura definitiva, senza la certezza che tutte le fatiche, i dolori, le frustrazioni portino almeno ad una guarigione.
Forse il mio modo di approcciarmi è una difesa per me, per non cedere alle emozioni e crollare di fronte a lui.
Sento di non poter fare altro che ascoltarlo, essergli vicina nel momento del bisogno e magari cercare di distrarlo ogni tanto dai pensieri negativi.
Io e mio padre abbiamo avuto spesso alti e bassi, periodi in cui ci adoravamo e periodi in cui discutevamo al punto da non parlarci per un po’.
Negli ultimi anni lui è cambiato, io sono cambiata. Ci siamo allontanati. O forse io mi sono allontanata. Mi sono incattivita, al punto da non sopportare più nemmeno certi comportamenti della mia famiglia, perché il problema era (ed è ancora) dentro di me.
Ora lui è così fragile, anche se non lo dà a vedere, ed io non riesco nemmeno a dimostrargli il bene che gli voglio.
Serve poi piangere una persona quando non c’è più avendo sprecato il tempo insieme quando era in vita? No.
Il problema non è mio padre, il suo carattere, il suo modo di pensare o la malattia. Il problema sono io. L’ostacolo sono io. Voglio bene alle persone a me care, ma non riesco più a dimostrarlo.
Una stupida separazione ha creato in me una frattura che non riesco a ricomporre. Ho perso me stessa e sto ancora cercando di far combaciare i cocci. A volte me la prendo con le uniche persone che mi amano davvero.
E’ un percorso difficile, che dovrò affrontare da sola, ma devo farlo se non voglio avere una vita piena di rimpianti.
Post durissimo. Immagino non sia stato facile scriverlo e rileggerlo.
No, non lo è stato. Scrivo poco su mio padre perché è una sofferenza per me. Ha gli occhi di un uomo spento, che attende solo la fine dei suoi giorni. Spero che si sbagli, ma non lo vediamo migliorare. Cerco di non pensarci, tutto qui. D’altronde non posso fare altro.